Sono parole chiave che richiamano concetti funzionali e topoi fondamentali per la stesura di una sceneggiatura di film o romanzi appartenenti al genere catastrofista, apocalittico, post-apocalittico.
I protagonisti sono un gruppo di eroi di numero variabile, toh diciamo 5, tra cui spicca una coraggiosa e giovane donna che, seppur messa per evitare disparità di genere, mostra come in realtà le donne slegate dall’habitus femminile di focolare domestico, siano in grado di compiere grandi atti e salvarsi la vita al pari degli uomini usando i loro talenti e le loro capacità.
Dopo varie peripezie ed essere riusciti a fuggire il più lontano possibile dall’elemento “alieno”, causante la catastrofe imminente, riescono ad aver salva la vita perdendo conoscenti, amici e parenti per “strada”.
Loro però si salvano perché attingono alle innate qualità dell’essere come il coraggio, l’unione, la condivisione, l’amore e non si separano.
Solitamente muoiono quelli in preda al panico, egoisti, individualisti e lobotomizzati dai mass media.
Buon avventura a tutti e che il Corona Virus risvegli più coscienze possibili!
Progetto artistico: LUCI ED OMBRE POESIA E PITTURA
Ho creato un corso laboratorio Libera-Mente dopo avere passato mesi a dipingere le emozioni ed i pensieri di cui ero diventata consapevole grazie alla meditazione.
Quello che intendo divulgare e trasmettere è che scegliendo di vedere la meditazione come un’arte che la persona apprende e utilizza per ripulire il cervello da credenze limitanti, paure, giudizi ed aspettative, quello che accade è che si prende coscienza che l’essere umano si libera.
L’essere umano è un aggregato olistico di mente, corpo e
coscienza, parti che cooperano e funzionano insieme per consentirci di fare l’esperienza
della vita.
La mente esegue delle funzioni per consentire al corpo
abitato dalla coscienza di fare esperienza e da questa semplice spiegazione
capiamo che siamo tutti uguali, indipendentemente da colori della pelle, lingue
e culture, ma la bellezza di ognuno di noi è data dall’unicità specifica di
ogni singolo essere vivente, che compie le cose a suo modo, che vive a suo
modo, che si esprime a suo modo.
Il modo di vivere che possiamo avere davvero e non sognarlo solamente, è un modo libero, una liber-azione compiuta libera-mente, possiamo essere liberi di vivere senza più essere costretti in automatismi, reazioni automatiche, dipendenze, abitudini.
Liberi esseri unici che fanno libera esperienza di libera
vita!
Che vuol dire tutto questo?
Che se meditando entriamo a conoscenza del corpo, delle
emozioni che si manifestano su di esso prodotte dai pensieri, impariamo a
conoscerci, ascoltarci e scoprire quello che siamo senza più preoccuparci di
che parte dobbiamo recitare per essere accettati e riconosciuti.
L’essere umano soffre se non appartiene ad un gruppo perché non
si sente riconosciuto, ma in realtà ambisce solamente ad essere riconosciuto da
se stesso.
Così che fa il suo Ego (funzione della mente) per
proteggerlo dalla sofferenza?
Gli fa indossare delle maschere per proteggersi sia dal
riaprirsi di ferite che lo hanno fatto stare male a seguito di un‘ esperienza,
sia per fare parte del branco, ma questo castrare la libera espressione di se
stessi causa la sofferenza che è diversa dal dolore.
Il dolore si prova nel momento presente e se vissuto a pieno
genera catarsi, evoluzione, crescita perché ognuno di noi è un potenziale
artista e lo può rendere nella materia, come ti chiederai.
Con l’arte, ricontattando i talenti inespressi che si celano
dietro quella maschera che abbiamo messo su come uno scudo!
Se una persona sente il rifiuto da parte degli altri metterà
su la maschera dell’evitante, cioè scapperà per non essere nuovamente
rifiutata, ma è lì che subentra la magia, l’alchimia delle ombre in luce, del
dolore in creazione. È lì che l’evitante invece di scappare deve stare e
sentire tutta la paura che lo travolge, stare vuol dire tuffarsi nel dolore e
creare con le mani, dipingendo, suonando, disegnando, cucendo, cucinando,
facendo giardinaggio…
Creare con le mani vuol dire toccare, vuol dire stare!
Questo è un esempio, ma ogni ferita che l’ego percepisce (rifiuto,
abbandono, tradimento, ingiustizia, umiliazione) lo porta ad assumere di
default e preventivamente un comportamento-atteggiamento per proteggere la
mente da sentire lo stesso dolore e così sarà evitante, dipendente, controllore,
rigido, masochista. Possono diventare patologici e quindi disturbi, per questo
è importante portarli alla luce e diventare consapevoli di questi schemi
maladattativi di sopravvivenza egoica.
Possiamo guarirci dalla sofferenza diventando consapevoli
della sua esistenza, ammettendolo a noi stessi!
La sofferenza è diversa dal dolore.
Il dolore sta là, si vive sul momento, come quando sbattiamo
la testa ad una mensola, la sofferenza è quel dolore non vissuto che l’ego ci ha
censurato dal provarlo e che portiamo dietro latente con noi e che sommato a
tutti gli altri dolori diventa sofferenza.
La sofferenza è come uno zaino di pietre che pietra dopo
pietra, dolore dopo dolore, diventa sempre più pesante da portare e sopportare.
È qui che subentra la mia visione di meditazione come arte di autoconoscenza, autoguarigione, libera espressione e liber-azione dalla gabbia della mente e strada per essere se stessi.